mercoledì 20 marzo 2013

Ultrabericus

16 marzo 2013.

Ultrabericus: 68 km 2500 D+



Ogni corsa è una storia a sé.

Per ogni ultratrail porti con te un mare di emozioni, ricordi, e immagini, che rimangono per sempre stampati nella memoria.
Dell’Ultrabericus ricorderò  il dolore e la fatica, ma anche i piccoli gesti, l’amicizia, e l’umanità di chi ti da una mano, anche se non ti ha mai visto prima.
Poi l’emozione grandissima dell’arrivo in piazza, con gli occhi lucidi e i muscoli allo stremo.
Della corsa, ricordo le infinite strade sterrate, le immense grotte, e gli ulivi.
La visione di Vicenza dall’alto, quando mancano solo 5 km, ma che sembrano non finire mai.
L’acqua fresca di una fontana, sul lato di una casa di campagna.
Una mulattiera in discesa corsa a rotta di collo per non perdere contatto con il gruppetto.
I crampi alla coscia destra e io che cado a terra, con la gamba tesa e rigida.
Io che mi piego dal male allo stomaco, e un corridore che passando silenzioso appoggia la sua mano sulla mia testa. Gesti d’amicizia.
La doccia, le penne al ragù più buone del mondo, e le gambe dure di marmo.
Esperienze vissute al massimo, perché i sensi si dilatano, e si espandono. Oltre la fatica c’è una dimensione in cui siamo tutti uguali, non esistono differenze di sesso, età, provenienza, ecc
Gente che non si conosce, ma che alla fine si abbraccia, per il solo fatto di aver condiviso qualche km insieme.

 

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